Visualizzazione post con etichetta Curacao. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Curacao. Mostra tutti i post

martedì 20 ottobre 2009

Partenza da Curacao!

E’ una bella mattina che preannuncia buon tempo assicurato per qualche giorno, infatti diverse barche prendono la via per la rotta verso ovest.
Il fondo fangoso di Spanish Water non vuole scollarsi dalla nostra catena di ancoraggio, ma la nuova pompa di lavaggio catena installata l’altro giorno inizia con soddisfazione il suo lavoro.

In verità l’abbiamo installata in previsione del fondale fangoso di Cartagena, ma ci rendiamo conto sin d’ora dell’importanza di poter rimontare a bordo la catena priva di fanghi odorosi.

Issiamo le rande ancora all’interno della laguna, mentre gli amici che restano ci salutano a grandi cenni ma con gli occhi un po’ languidi, pensando al momento in cui anche loro salperanno verso ovest.

La nostra resta, almeno per oggi, una mezza partenza visto che andremo a dar fondo per la notte a Santa Cruz Bay sul lato nord dell’isola.

Il vento è in poppa ed il provvidenziale tangoncino preso in Martinica dal nostro amico Douglas riprende subito il lavoro.
Genoa a sinistra, randa a dritta e maestra a sinistra. E’ un po’ come giocare a far scivolare il vento da una vela all’altra ed Aquarius prende subito un passo tranquillo spinta dalla brezza di sottovento.

Giriamo la punta e troviamo Santa Cruz Bay in fondo ad una bellissima parete rocciosa a picco sul mare. Fondo all’ancora e via per un bel bagno prima di immergermi in una meno piacevole sostituzione dell’automatico per lo svuotamento della cassa delle acque grigie. Per fortuna ho modificato il sistema di fissaggio e la sostituzione prende solo una quindicina di minuti.

Tutti a terra per l’aperitivo! Scendiamo in quello che scopriamo essere un bar, ristorante, abitazione, noleggio canoe ecc. Il proprietario, un local piuttosto vivace, ha fatto tutto da solo su un terreno di famiglia. Ci mostra una canoa con cui ha fatto la traversata da Bonarie ad Aruba e restiamo incantati al punto che gli facciamo un’offerta per comprarla.

Discutiamo un po’ il prezzo ma poi dobbiamo cedere all’evidenza: la carta di credito non passa, forse il sistema, forse la linea…risultato che abbandoniamo l’idea della canoa, almeno per ora.











lunedì 19 ottobre 2009

Check Out

Seguiamo la meteo che da diversi giorni preannuncia l'apertura di una bella finestra verso la metà della settimana ed oggi ne dà un'ulteriore conferma. E' il momento di partire!

Alle 10 inizia il pellegrinaggio: bus fino alla città, formalità in dogana, camminata fino all'immigrazione, qualche ultimo acquisto al mercato venezuelano.
Willemstadt è piuttosto animata oggi. Due rimorchiatori trainano una nave verso il mare aperto attraverso il ponte galleggiante girevole e l'autista di un camion militare, infilatosi in una stradina troppo stretta, decide di ovviare al suo errore inserendo le ridotte e fracassando tutto ciò che sporge dai muri dei palazzi della via…oltre ovviamente ad un conseguente danneggiamento del cassone del camion stesso.
La gente si ferma, commenta, qualcuno guarda incredulo.
E' davvero uno strano paese.
Noi siamo oramai col pensiero proiettato verso il largo e domani anche Curacao resterà nella scia.



















lunedì 5 ottobre 2009

Spiaggia a Curacao

Oggi non ci sono scuse e partiamo baldanzosi per una mattinata da famigliola in vacanza su quella che dovrebbe essere una delle migliori spiagge dell’isola: Mambo Beach.

15 minuti di bus ed arriviamo in una zona con bei “luxury Residence” con in mezzo la famosa Mambo beach. 6 dollari per l’entrata, le sdraio si pagano a parte “ma serve la sdraio?” Ma no! Ci sarà un posto per stare sulla sabbia!

Entriamo in “Little Rimini” con file sterminate di lettini multicolori che arrivano fino al bagnasciuga.

“Sai, mi sa che il posto sulla sabbia non c’è”. “Ok, prendiamo due sdraio”.

Tutt’intorno ci sono mille sdraio, diverse palme con appesi cocchi assassini ed un paio di ombrelloni, due ambiti, irrinunciabili ombrelloni per proteggersi da un sole cocente che fin dalle 8.30 del mattino ti fa già capire l’andazzo.

Siamo tra i primi e quasi senza renderci conto della preziosità ci appropriamo di un ombrellone proprio vicino al bagnasciuga ed entriamo in acqua. Un’acqua non proprio come siamo abituati, ma comunque ci bagniamo anche noi.

Curacao è per noi poco più di una sosta tecnica prima dell’attraversamento della Colombia ma non possiamo fare a meno di pensare a chi sogna la vacanza tropicale, spiagge bianche e mare cristallino…e poi arriva qui :-((








domenica 4 ottobre 2009

Domenica a Curacao

E’ mattina presto e già ci pregustiamo una giornata di relax e magari anche un bagnetto. Elena ci ha indicato una spiaggia a portata di gommone dove vanno i local a fare il bagno.

Una flotta di barchini a vela tira bordi tra le barche risalendo la baia di bolina. E’ il periodo delle regate e sono tutti piuttosto carichi.

La bella atmosfera di regata viene presto sopraffatta da una barca a motore che, passando in mezzo ai barchini, sfreccia a non meno di 30 nodi a pochi metri dalle barche all’ancora, raccogliendo qualche inevitabile dissenso. Mi viene quasi voglia di chiamare il guardacoste per segnalare l’episodio.

Non passa una mezz’ora che le barche a motore in, diciamo, eccesso di velocità si moltiplicano, si rincorrono, si inseguono, si sorpassano in un fragore di migliaia di cavalli imbizzarriti sollevando onde ripide e nervose.

Ma dove siamo finiti?

In questo paese dove le barche di passaggio sono obbligate a prostrarsi ai piedi di una legge tortuosa, i motoscafisti del posto possono in tutta tranquillità esprimere il loro tasso di testosterone lanciando al massimo i loro cavalli attraversando a tutta velocità quello che è praticamente l’unico ancoraggio autorizzato dell’isola.

Le barche all’ancora saltano e rollano in un mare agitato dal passaggio dei motoscafi costringendo tutti ad una giornata da relegati a bordo perché, in queste condizioni, attraversare la baia è un vero suicidio. In tutto questo, oggi che è domenica, non si è visto neanche un guardacoste.

Ma cosa aspettano? Che ci sia un incidente con qualche morto prima di intervenire?

L’evidenza salta all’occhio ineluttabile. In tutte le sue forme d’interazione con il mondo dei navigatori quest’isola non mostra il minimo rispetto né del tempo, né della tranquillità né tantomeno della sicurezza dei turisti marinai.
Per anche il più becero controllore del traffico marittimo è evidente il pericolo causato dai motoscafi ed in ogni paese, anche in via di sviluppo, la velocità in prossimità della costa è limitata.

Evidentemente i motoscafisti sono anche i notabili dell’isola, anzi, probabilmente anche il controllore del traffico sfreccia con il suo motoscafo e quindi, visto che a subire sono le barche di passaggio…beh non ci sono regole al riguardo.

Ma bravi!

sabato 3 ottobre 2009

Welcome to Curacao

Facciamo il nostro pellegrinaggio in carovana con Nicolas e Pascale, mal comune… ed all’ufficio dell’immigrazione hanno dei problemi e ci dicono di tornare nel pomeriggio o all’indomani.

Dopo tutta l’inutile scarpinata sotto un sole cocente ce ne ritorniamo in città per fare un giro, mangiare un boccone e ritornare alla questua.

La città ha una zona pedonale fatta su misura per i turisti delle navi da crociera, facciate dai colori sgargianti, negozi di paccottiglie, orologi e vestiti, un sacco di bar e di ristoranti.

Uscendo un poco lungo il bordo della laguna interna troviamo la parte più intrigante: il mercato galleggiante venezuelano.

E’ fantastico! Sembra un mercato rionale di pesce, formaggio, frutta e verdura solo che al posto dei furgoni, dietro alle bancarelle … ci sono le barche!

I venditori fanno la spola con il Venezuela e portano prodotti freschi e bellissimi in quest’isola dove non si producono altro che cactus. Una vera risorsa!

Continuiamo il giro ed infine torniamo all’attacco dell’immigrazione dalla quale usciamo vincitori in meno di una mezz’ora. E’ fatta ma solo per due terzi in quanto, visto che l’immigrazione ha avuto un problema ma l’ufficio che rilascia il permesso di ancoraggio No, ci ritroviamo a non poter fare il terzo, indispensabile foglietto timbrato e dovremmo tornare qui lunedì e perdere un’altra mezza giornata per fare qualcosa che qualcuno, in qualche inutile ufficio ha deciso di rendere indispensabile per trovare giustificazione alla propria esistenza.

Evito commenti!

Purtroppo ci toccherà la stessa solfa il giorno prima della partenza ma per ora siamo ufficialmente sdoganati.

Posso dire che il primo impatto con Curacao non ci ha entusiasmato ma rimaniamo positivi nella speranza di trovare qualche punto d’interesse.





venerdì 2 ottobre 2009

UCAS

L’ancoraggio è affollatissimo, ritroviamo il Mabel con Elena e la sua mandria di cane e gatti, una barca di amici brasiliani ed alcune barche gia incontrate in qualche ormeggio tra Bequia e le Grenadines. I nostri vicini urlano e sbraitano che siamo troppo vicini. Bandiera? Ah sono americani! I barcaroli a stelle e strisce hanno dei problemi congeniti in merito alla sicurezza, non dargli peso.

Elena ci dà le informazioni di rito: formalità, dogana, immigrazione, etc. Eh già, da casa è difficile crederci ma quelli come noi che viaggiano con la loro barca sono sottoposti ad una serie continua ed interminabile di formalità e controlli con un numero variabile di uffici come se stessimo entrando nel paese con un transatlantico carico di passeggeri o come se stessimo richiedendo il permesso di residenza e di lavoro a tempo indeterminato.

Qui si sono dati da fare alla grande per complicarci la vita! Come dicevo la baia frequentata dalle barche è Spanish Water mentre la città è Willemstad. Da una parte all’altra una mezz’ora di bus, poi 10 minuti a piedi per l’ufficio della dogana e poi attraversare il ponte che collega le due rive del canale ed un quarto d’ora a piedi per raggiungere l’immigrazione e poi ancora più in là per l’ufficio che rilascia il permesso di ancoraggio. Ovviamente il tutto non è solo in posti diversi ma ha anche orari diversi!!??!!

Si capisce al volo che all’UCAS lavorano forte!

Ps: per chi non lo sapesse UCAS = Ufficio Complicazioni Affari Semplici

Curacao!

Partiamo da Bonarie per continuare la nostra rotta verso ovest, oggi solo una quarantina di miglia da percorrere fino all’isola di Curacao.

Navighiamo di conserva con Badinguet ad una manciata di miglia di distanza. E’ una giornata splendida di vento e sole ed Aquarius al gran lasco avanza gongolandosi sulle onde.

La rotta ci porta in direzione di Klein Curacao ( che ci hanno descritto come un’isoletta da sogno) dove atterriamo verso mezzogiorno con l’idea di mangiare un boccone e farci un bagno.

L’isola è piatta e brulla, l’ancoraggio è rolloso, l’acqua è torbida ed il capitano di un barcozzo portaturisti ormeggiato con ancora e cima a terra, al nostro arrivo suona tre colpi di tromba (segnale sonoro di macchine indietro) gesticolando come un ossesso.

Macchine indietro? Ma se è gia sulla spiaggia?

Vabbè un benvenuti poco caloroso da qualcuno che ha probabilmente poche idee ma ben confuse.

Scendiamo a terra tra capanne abbandonate e cespugli spinosi e ci dirigiamo sulla costa al vento verso il vecchio faro.

Intravediamo i relitti di un cargo e di una barca a vela, monito di quanto possa costare caro un’attimo di disattenzione. La barca è un Mikado di 17 metri costruita una ventina d’anni fa che, a parte la murata di sinistra sfondata, ha ben resistito agli attacchi delle onde.

Abbiamo visto barche più moderne incagliarsi e trascorrere una notte sbattendo sugli scogli. Al mattino ne rimanevano solo pochi brandelli sparsi qua e là. Da riflettere!

Le autorità di Curacao non gradiscono che le barche si fermino a Klein Curacao prima di aver fatto le formalità quindi limitiamo la sosta al minimo indispensabile e ripartiamo verso l’ancoraggio di Spanish Water.

Questa è una laguna diramata in mille bracci con uno stretto canale di ingresso ed una serie di zone di ancoraggio autorizzate.

Il posto è affollato e tutto sembra molto organizzato: ancoraggio A, ancoraggio B, ancoraggio C, insomma tutto è scritto, controllato. Il gommone del guardacoste gira spavaldo a tutta velocità con quell’aria che non capisci se sono li per proteggerti o per minacciarti…ma questa è storia comune in tanti altri posti.