mercoledì 3 febbraio 2010

Cimitero Kuna

A poche decine di metri dall’ancoraggio vi é un fiume praticabile con i gommoni e non ci facciamo sfuggire l’occasione.

Prendiamo il nostro gommone e quello di Badinguet, carichiamo a bordo gli amici e le macchine fotografiche e via!

Risaliamo lentamente il corso d’acqua che si é scavato il cammino all’interno di una fitta vegetazione. L’acqua é torbida ed il fondale é spesso ostruito da tronchi e radici e conviene tenere il motore sbloccato ed in posizione rialzata.

Incrociamo diversi cayucchi carichi di ogni sorta di contenitore pieno d’acqua. Questa é un’attività fondamentale che motiva la posizione di ogni isola-villaggio sempre vicino al suo fiume, inesauribile riserva di acqua dolce.

Dalla sponda destra dei bambini ci salutano a grandi gesti. Due adulti si avvicinano alla riva e ci invitano a fermarci. Siamo curiosi!

Ormeggiamo i gommoni alle piante lungo la sponda e ci arrampichiamo lungo la ripida parete. Una volta in cima ci troviamo davanti uno spettacolo incredibile: sulla cima di una collinetta con vista sul fiume e sulle vallate circostanti vi é un cimitero Kuna.

Una decina di donne con altrettanti bambini e qualche ragazzo ci accolgono con cortesia ed un uomo, un agricoltore, si offre di raccontarci di cosa si tratta.

Siamo increduli!

Le tombe sono identificate da un rialzo della terra sul quale sono posti gli oggetti d’uso quotidiano del defunto: il suo piatto, la sua tazza, qualche oggetto...

Alcune sono riparate da un tetto, forse di famiglie di maggiori disponibilità, altre sono semplicemente in un angolino, magari all’ombra di un albero.

E’ importante che non gli manchi nulla per il viaggio e che i suoi oggetti gli restino vicini.

Le tombe dei bambini sono una stretta al cuore. Piccoli cumuli di terra con sopra un giochino e poco più.

Ci sembra di invadere uno spazio di intimità e cerchiamo di studiare gli sguardi di chi ci osserva, ma non sentiamo alcuna ostilità, anzi!

Facciamo appena in tempo a finire il nostro giro che le donne si avvicinano chiedendoci se possiamo riprenderle in foto.

Ci troviamo allora immersi in un’eccitazione generale, chi si sistema il velo sui capelli, chi si spolvera il vestito. I bambini poi sembrano dei modelli nati.

Il cimitero diventa, o forse lo é sempre stato, un luogo di vita. Un posto dove le persone si ritrovano per chiaccherare, per trascorrere del tempo coi loro defunti come se fossero ancora li’. Respiriamo un’aria di grande semplicità e naturalezza. Qualcosa che fa parte della vita e della natura e che viene vissuta come una naturale sequenza degli eventi.

Una cosa di cui siamo cosapevoli, ma di cui fuggiamo anche solo il pensiero nella nostra cultura.



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